mercoledì 30 gennaio 2013

Giuseppe Veneziano.

Conosco Giuseppe Veneziano da qualche anno, esattamente dalla sua personale Zeitgeist che si è tenuta a Pietrasanta nell'estate 2010. La mostra della famigerata Madonna con Hitler che sollevò un polverone mediatico. Da allora, sono capitate diverse cose e  Giuseppe:  ha avviato una carriera importante, ha ottenuto numerosi riconoscimenti, mostre e molti altri successi. Ma una cosa è rimasta uguale da quell'estate, una grande amicizia. Parecchie discussioni  sull'arte, sugli artisti ed alcune divertenti avventure: spersi ad Arezzo, alla ricerca del luogo dove si teneva una sua mostra, o a Bologna durante la fiera bloccati da una tempesta di neve, ma sempre molte le risate. Perché una cosa va detta, anche se Giuseppe è un artista affermato e noto, rimane un ragazzo, alla mano, simpaticissimo e disponibile a collaborare, un ragazzo affettuoso e solare che sa ridere di sé per ridere meglio con gli altri.
Questo articolo e intervista risale a qualche tempo fa, ma mi piaceva cobdividerlo ancora.

L’opera d’arte se non riflette il proprio tempo ha un valore ridotto. L’artista ha dunque un ruolo sociale privilegiato e grazie alla sua sensibilità e alle sue intuizioni è capace di mostrare ciò che per molti è solo confuso e approssimativo. Giuseppe Veneziano, artista di origini siciliane ma da tempo stabilitosi a Milano, ha appreso profondamente questa lezione, assumendosi interamente la responsabilità di operare in questa direzione, fino ad autodefinirsi “cronista dell’arte”.
Dittatori, super eroi, icone religiose, top model, artisti, personaggi della Disney, sono i protagonisti delle sue opere; dalla politica si passa alla religione, dalla storia dell’arte ai mass media, tutto si sviluppa sulla superficie delle sue tele.
Il suo stile pittorico è immediato e frontale. La sua pittura caratterizzata dalle larghe campiture piatte di colore, richiama la tradizione artistica dei grandi maestri del Cinquecento, ma il dialogo con il passato è stravolto dall’uso del colore: tinte forti e accese ricordano immediatamente la pop art, così le sue Re-interpretazioni delle madonne rinascimentali sembrano uscite direttamente da un fumetto della Marvel.
Veneziano ha tratto dall’insegnamento del fumetto anche l’importanza dell’ironia come elemento salvifico, acquisendo così la profonda consapevolezza che si possano dire cose intelligenti senza per forza essere noiosi o ancor peggio dottrinali.
L’opera Novecento è la summa di tutta la sua arte. Un’orgia colorata dove i maggiori politici del secolo scorso sono circondati da belle ragazze svestite, il sesso diviene così il collante che unisce personaggi ed epoche lontane fra loro
Politica, sesso e religione sono i tre temi che, come lui stesso ha dichiarato, lo aiutano “a valutare il clima culturale di ogni epoca”. Sono anche temi delicati che possono infastidire la sensibilità del pubblico. Veneziano è uno dei pochi giovani artisti che riesce sempre a far parlare di sé, accendendo vivaci dibattiti sia della stampa specializzata che del pubblico meno esperto, infatti:  da Occidente Occidente, dove mostrava Oriana Fallaci, decapitata; ai ritratti di Bin Laden e Maurizio Cattelan impiccato; fino alla recente Madonna del Terzo Reich, una madonna dai dolci tratti rinascimentali che tiene in braccio un piccolo Hitler, è riuscito a suscitare vibranti polemiche che lo hanno portato alla ribalta non solo della stampa nazionale ma anche di quella internazionale.
Provocare per scuotere le coscienze, scandalizzare per palesare i nostri tempi, oscenità per smascherare l’ipocrisia.
L’arte di Giuseppe Veneziano caratterizzata dalla riscoperta della pittura per rapportarsi con la storia e con la politica è lontana dagli sperimentalismi più estremi dell’arte contemporanea ma è doverosamente destinata a diventare protagonista della scena artistica italiana.


Valeria: Fin dai tuoi esordi, le tue opere hanno diviso pubblico e critica, come quando uscì  la contestatissima copertina di Flash Art con i tuoi ritratti di Bin Laden e Maurizio Cattelan impiccato. Spesso davanti alle tue opere si grida allo scandalo e vieni accusato di essere volgare, in altre occasioni sei perfino arrivato a subire atti di censura. Non deve essere facile per un artista convivere con queste critiche. Non ti sei mai sentito ostacolato nella tua libertà di espressione artistica?
Giuseppe: L’arte, da sempre, ha dovuto fare i conti con un sistema sociale che tenta di imporre le proprie regole. Ma tutti sappiamo che non esiste arte se non c’è piena libertà di espressione da parte dell’artista. Difatti, molti personaggi della storia dell'arte o della letteratura hanno dovuto subire polemiche, incomprensioni e spesso anche censure e processi, per essere poi riabilitati solo dopo la loro morte. Questo ci deve far riflettere sul fatto che ogni espressione artistica, e in particolar modo le più audaci, tendono sempre a forzare certi canoni, estetici o morali, imposti dalla società, e per la loro forza comunicativa possono toccare alcune corde particolarmente sensibili all'interno della comunità in cui vivono.
V: Non sei nuovo alla polemiche, Occidente Occidente, dove mostri Oriana Fallaci decollata suscitò molte polemiche e lo stesso dicasi per la recente Madonna del Terzo Reich, una madonna rinascimentale che tiene in braccio un piccolo Hitler, che ha aperto una grossa querelle durante l’edizione 2009 di Art Verona e in quel caso intervenne in tua difesa perfino lo scrittore Aldo Busi. Come mai le tue opere suscitano tanto scalpore?
G: Ho riflettuto a lungo sul perché alcune mie opere scandalizzino e siano oggetto di polemiche. Anche in questo caso la questione è complessa. Ogni società civile è retta da diverse istituzioni. L’istituzione è regolata dalla moralità dei comportamenti umani. Tuttavia, la categoria della morale non ha niente a che fare con l’arte: assolutamente niente. Ecco perché l’istituzione e l’arte sono sempre inconciliabili, tranne quando l’artista si attiene alle direttive che vengono impartite dal sistema istituzionale. Il quel caso, però, parliamo di arte di stato.

V: Soffermiamoci un attimo sulla Madonna del Terzo Reich, che ha recentemente sollevato un polverone a Pietrasanta durante la tua mostra personale Zeitgeist tanto da arrivare a smuovere alti capi religiosi e l’ira di politici e a farti salire alla ribalta dei maggior quotidiani internazionali, soprattutto sudamericani. In questa maternità dove associ, in versione pop, religione e nazismo cosa volevi comunicare?
G: Quel quadro ha un elemento fortemente antinomico. Per quanto Hitler sia la rappresentazione più eclatante del Male, è pur sempre una creatura di Dio. C’è chi ha visto in quel quadro addirittura un messaggio di speranza. Può darsi che sia vero, come può darsi esattamente il contrario. Del resto, come ho dichiarato più volte, attraverso il mio linguaggio pittorico, io frappongo una sorta di distanza tra le mie convinzioni, la mia storia personale e individuale, e il soggetto dell’opera che dipingo. Infatti mi interessa più il tema da trattare, piuttosto che prendere posizione per l’una o per l’altra parte in causa.

V: Le tue opere vengono spesso accusate di correre sulla sottile linea dell’ambiguità, infatti, la tua ultima mostra che si è svolta a Salemi, a cura di Vittorio Sgarbi, aveva, appunto, il titolo: Equivoci. Pensi che l’arte contemporanea oggi, per poter esprimere al meglio i suoi messaggi debba ricorrere a questo stratagemma?
G: Il titolo Equivoci è stata una scelta di Vittorio Sgarbi che è stato un grande sostenitore del mio lavoro, sfidando anche molti attacchi della chiesa, rispondendo punto per punto. Ecco, io credo che l’arte contemporanea si muova sempre sul filo dell’ambiguità. E più un’immagine è ambigua, più riuscirà a suscitare interpretazioni diverse in chi la guarda. Nell’era in cui viviamo non possiamo più aggrapparci ad interpretazioni univoche.
 
V: Nelle tue reinterpretazioni in versione pop di opere classiche e soprattutto nei volti delle tue madonne si nota un forte legame con la grande tradizione artistica italiana. Tu che sei stato anche un insegnante di storia dell’arte, puoi affermare di ispirarti ai grandi maestri del passato?
G: Nella mie ultime opere c’è un rapporto costante con l’arte del passato, e in particolar modo con il Rinascimento e il Barocco. Due momenti storici dell’arte italiana che ritengo fondamentali per la formazione di un artista e che hanno influenzato la storia dell'arte e della cultura mondiale. Quello che cerco di fare è recuperare l’interesse per la pittura del passato per vedere quali relazioni possono intercorrere con la realtà di oggi.

V: Pensi che oggi l’arte contemporanea, con le sue sperimentazioni più estreme e con  i suoi concettualismi abbia ancora necessità di confrontarsi con la tradizione artistica passata?
G: La crisi globale (religiosa, politica, economica, sociale) che sta caratterizzando il nostro tempo ha fatto crollare qualsiasi modello, creando in tutti noi una grande sfiducia verso il futuro. E anche nell’arte si è persa da tempo una certa fiducia nei valori che sono sempre stati la sua base fondante, come la scoperta, la sperimentazione, l’innovazione. Per questo motivo io ritengo, in questo preciso momento storico, che sia più interessante una ricerca che riscopra e rilegga, in chiave contemporanea, certi valori linguistici e formali del passato, piuttosto che un lavoro che ripercorra all'infinito le mille strade degli sperimentalismi linguistici.
V: Tra i molti personaggi della cronaca, della politica e della religione che hai riportato nelle tue tele ce ne uno, o meglio, un’ opera in particolare che ritieni fondamentale per aver dato vita al tuo meccanismo espressivo di critica sociale?

G: L’opera alla quale sono più legato è il ritratto di Bin Laden. E’ quella che è riuscita a dare un’identità e una direzione precisa al mio lavoro. Quando la realizzai mi accorsi che conteneva tutto quello che stavo cercando: la storia, la politica, la cronaca, la satira, la realtà, la finzione, il fumetto, l’ironia, il dolore, la morte etc. Senza di essa non sarei mai riuscito a concepire opere come “Maurizio Cattelan impiccato” o “Oriana Fallaci decapitata”.

V: La tua arte attinge da molti campi differenti e sfida tematiche sociali di forte impatto con un linguaggio espressivo del tutto personale ma nonostante ciò tutti abbiamo avuto dei maestri, i tuoi quali sono stati?

G: Dovrei fare un elenco lunghissimo. Tra i tanti citerei Jeff Koons, Damien Hirst e Maurizio Cattelan, anche se devo ammettere che Andrea Pazienza ha avuto un’influenza maggiore. Un artista, quest’ultimo, che da tempo ho preso come riferimento, nonostante sia stato principalmente un fumettista.



V: Dopo la tua ultima mostra  a Salemi quali sono i tuoi prossimi progetti?
G: Ho in preparazione una mostra personale presso la Galleria Contini di Venezia a Giugno del 2011. Per la prossima esposizione ho pensato di realizzare diverse novità, oltre a molte opere pittoriche, tutte inedite, anche alcune installazioni e sculture tra cui una in particolare che sarà di grandi dimensioni e in bronzo policromo, alla quale sto lavorando fin d’adesso.

Estate 2012. Forte dei Marmi. Mostra "Cattive Compagnie"

La biografia di Giuseppe è talmente lunga, che non ho la pazienza di inserirla, le sue opere sono stata esposte in moltissime fiere nazionali ed internazionali. I suoi successi, le sue opere "scandalose" sono stati riportati da molti giornali, ha tenuto personali e collettive praticamente ovunque. Vi basterà cliccare il suo nome su google e potrete avere qualsiasi informazione e vedere le sue opere. Io invece voglio ringraziare Giuseppe, per l'amicizia e per le risate, oltre per la pastiglia per la tosse, che mi ha fatto tornare la voce domenica scorsa. Grazie Supergiù.


Giuseppe è nato a Mazzarino ( CL)
Vive e lavora a Milano.



martedì 29 gennaio 2013

Qui Roma. Scatti di Ivan Bianco


La rubrica "Qui Roma. Scatti di Ivan Bianco", continua con questo bellissimo reportage che pubblicherò in due parti distinte. Ivan è un fotografo, attento ai particolari, delicato, mai indiscreto. Grande viaggiatore, ci siamo conosciuti all' Havana nel 2003 e da allora non ho mai smesso di scoprire nuove storie con le sue foto.
Potrebbe raccontare molte città e persone provenienti da diverse latitudini. Per adesso ho chiesto a lui di svelarci solo Roma, la sua città, e vi assicuro che ne rimarrete incantati.

Ecco il suo nuovo lavoro.

Ciao Valeria,

Area Ostiense

In quello che era uno dei quartieri industriali di Roma, 
qualunque sia la prospettiva, emerge con i suoi quasi 90 metri di altezza il Gazometro,soprannominato il Colosseo Industriale. Realizzato fra 1934 e il 1936, il Gazometro è alto 89,10 metri, ha un diametro di 63 ed è composto di 1551 pali infissi. 
Con la diffusione del gas metano, l’utilizzo del “gas di città” è via via scomparso e così anche il gaZometro ha perso il suo ruolo. Venne dismesso nel 1965.
Lo spazio attorno viene dominato dallo scheletro di ferro che compone lo skyline del quartiere caratterizzandolo.
Il tempo come i suoi spettatori rimangono sospesi.
Ivan.
















venerdì 25 gennaio 2013

L'acquario di Bologna Arte Fiera 2013.





Ieri si è inaugurata la trentasettesima edizione di Arte Fiera Bologna, con due novità; la prima è la nuova direzione artistica dell’evento, affidata a due direttori artistici Giorgio Verzotti e Claudio Spadoni che hanno indirizzato il profilo della manifestazione rispettivamente per l’arte contemporanea il primo e per l’arte moderna il secondo. Altra novità significativa della nuova Arte Fiera è Art City Bologna, il programma istituzionale nato dalla collaborazione tra Comune di Bologna e BolognaFiere coordinato dal Direttore di MAMbo e dell'Istituzione Bologna Musei, Gianfranco Maraniello, che continua a ripetere «Bologna è un museo diffuso».
Bertozzi & Casoni Galleria Cardi 
La sezione di arte moderna e contemporanea di Arte Fiera vede la presenza delle Gallerie italiane e internazionali ed oltre 1.100 artisti tra i quali tutti i più significativi artisti italiani. Da una parte, quindi la mostra-mercato focalizzata sull’arte italiana moderna e contemporanea e dall’altra la città, con i suoi luoghi di sempre e gli appuntamenti, almeno una cinquantina. Mostre, performance, spettacoli, edifici, musei e palazzi aperti e sabato la notte bianca, che sfiderà il freddo bolognese .
Aron Demetz,Galleria Barbara Paci.
Veniamo a noi, io ieri ero lì, ed al di là delle polemiche, della crisi; di artisti, galleristi, collezionisti che si lamentano, (ma chi in questo momento non si lamenta?) Andateci, spegnete per un momento il cervello e soprattutto chiudete la bocca! Sospirate davanti alla delicatezza di alcune sculture di Melotti, annusate l'odore dei materiali, avvicinatevi, fatevi inglobare dalle tele di Bonalumi o Castellani, ridete davanti alle cazzate, ma osservate, chiedete, parlate. Eh sì perché in molti casi ci sarà l'autore dell'opera vivo e vegeto davanti a voi, a cui potete chiedere informazioni o al grido di " Questo lo ha fatto lei?" sputargli in un'occhio alla Totò.
Le fiere sono faticose per chi come me ci lavora, ma sono anche divertentissime, basta saperle prendere con lo spirito giusto. Non aspettatevi mai troppo, come dalle persone, è più probabile che non ne usciate delusi.
Tony Craig, Galleria Tornabuoni
Mi posso permettere di darvi un consiglio?? Fate finta di essere in visita ad un grande acquario non in una fiera. Un acquario con tanti pesciolini colorati, con squali, meduse e pure qualche esserino microcefalo bruttissimo, ma che ve ne frega.... l'acquario è bello perché ci permette di vedere tutti insieme pesci che vivono a distanze improponibili.E se proprio ci fa schifo, la murena o il granchio gigante come a me, si può sempre andare a cercare la vasca del pesce luna che io amo, o dei più nobili delfini.
Tanto a casa uno squaletto, a meno che non vi chiamate Damien Hirst, sarà difficile che ve lo possiamo portare via.
Buon Divertimento.

mercoledì 23 gennaio 2013

David Bowie Is... Mostra a Londra




David Bowie is....  23 marzo - 28 luglio 
Victoria & Albert Museum Londra.


Alcune voci, lo davano seriamente ammalato. Invece eccolo qua il Duca Bianco: Nuovo Video, Nuovo Album, il trentesimo  in studio per essere precisi. 
David Bowie, al secolo David Robert Jones, nato a Brixton nel 1947, è protagonista indiscusso delle scena musicale dagli anni 60'. Non solo musicista, ma icona, termine a volte abusato e pure leggermente fastidioso ma perfetto in questo caso per descrivere il personaggio. Bowie non ha solo creato canzoni memorabili, patrimonio della nostra memoria, ma con le sue trasformazioni ha incarnato ed incarna tutt'oggi la diversità, l' essere altro; non solo la sua musica quindi ma anche la sua immagine è diventata un'opera d'arte, tanto che le sue metamorfosi, hanno ispirato, la moda, il cinema e la fotografia, come il fotografo Helmut Newton. 

Per celebrare questa icona dunque il Victoria & Albert Museum ospita dal 23 marzo una mostra interamente dedicata al Duca Bianco. Partendo dagli inizi della sua carriera, prima di Space Oddity (1969) suo primo successo, seguirà un percorso dove verranno toccate tutte le fasi della carriera, ma ancor di più dove saranno mostrate tutte le sue trasformazioni; come l'alieno umanoide di Ziggy Stardust del 1972, una delle sue prime provocazioni, attraverso album, video, tour ed film ha cui ha preso parte,la mostra intende presentare il performer oltre che il musicista.

La mostra è realizzata con la collaborazione di Gucci e la curatela di Victoria Broackes e Geoffrey Marsh, riunisce oltre 300 oggetti dell'archivio personale di Bowie: costumi di scena, tra cui il body di Ziggy Stadust disegnato da Freddie Burretti e fotografato da Brian Duffy; manoscritti originali, storyboard inediti, film, video musicali, scenografie, strumenti musicali e le copertine degli album alcune realizzate da Guy Peellaert ed Edaward Bell. 

Informazioni mostra www.vam.ac.uk



David Bowie and William Borroughs, 1974 foto di Terry ONeill
Alladin Sane tour 1973
David Bowie 1963























venerdì 18 gennaio 2013

Hernàn Chavar.



Valeria: Ciao Hernàn, Quando hai deciso di fare l'artista? Mi racconti un po' di te e delle tua arte.
Hernàn: Non c'è un anno zero nel mio percorso artistico, credo che sia nato con me. Da quanto ricordo ho sempre voluto fare ciò che faccio, non ho avuto molta possibilità di scelta, era già dentro di me. Non è facile intraprendere un percorso artistico da giovanissimo perché i paletti culturali ti creano ostacoli almeno negli anni in cui non puoi decidere molto riguardo agli studi. Quindi il mio percorso formativo ufficiale inizia quando mi sono iscritto all'istituto d'arte prima e all'accademia di belle arti poi; ricevendo molti spunti e nozioni, cercando sempre di cogliere qualsiasi informazione mi arrivasse, interna o esterna, che puntellasse l'impalcatura della mia arte. Se dovessi descrivere la mia arte forse l'Universo sarebbe un modo efficace per immaginarla…come l'universo si espande e si contrae, è formato da tante parti diverse ma che alla fine formano un tutt'uno…alcune idee esplodono generandone altre più piccole, altre creano mondi autosufficienti pieni di vita. La vita e la fine di essa credo siano sempre presenti nei miei lavori, il misticismo primordiale, la lotta animale per la sopravvivenza, il divenire animale tra gli animali… Forse è questa l'essenza del mio lavoro. Credo che la mia arte sia un'arte più di pancia che di cervello,colpisce le viscere,l'emotività dell'essere umano più che l'intelletto e la fredda critica. Questa è la mia intenzione, almeno.
V: Hai avuto degli artisti che hanno influenzato il tuo percorso?
H: Fin da piccolo ho avuto passione per l'arte sfogliata, ho sempre guardato prima nei libri e poi nei musei le opere di grandissimi artisti che non capivo ma da cui ero attratto come fossero calamite. Come per la musica, stilare una classifica od un gruppo di artisti sarebbe molto riduttivo e ingiusto, ne lascerei fuori troppi, ma alcuni artisti sono stati fondamentali per la mia crescita personale, Durer, Bacon, Kiefer, Beuys, Basquiat, Goya, Schiele, solo per citarne alcuni…e quotidianamente grazie all'aiuto della rete ho la possibilità di entrare in contatto e conoscere opere di nuovi artisti e quindi di farmi anche influenzare.

V: Dove nascono le tue opere ed i personaggi che popolano le tue tele?
H: Tutto ciò che faccio come artista nasce da una profonda analisi di tutto quello che mi circonda, dagli stati emotivi fino alla materia concreta. Sicuramente ampio spazio di indagine da parte mia è la natura che è la principale fonte di ispirazione, e nello specifico il mondo animale nella sua varietà; mi muovo dentro questo universo stupendomi e meravigliandomi delle forme e dei colori. Di pari passo al mondo animale mi interessa tutto ciò che è legato all'antropologia, ai vari usi e costumi delle popolazioni ed al misticismo che ne deriva. Ecco, l'aspetto mistico, la carica spirituale slegata dalla religione è un aspetto che si va evolvendo nel mio lavoro, aumentando gradualmente. Quindi i miei personaggi sono fusioni di natura, costumi cerimoniali, pezzi di storia e brandelli di vita quotidiana.


V: L'Arte conteporanea è influenzata da molte figure: curatori, critici, galleristi, collezionisti. Chi è per te il critico d'arte?
H: Secondo il mio punto di vista un critico dovrebbe mettersi al servizio dell'arte e degli artisti, avvicinarsi umilmente all'arte e cercare di capire e indirizzare l'artista che ha di fronte; purtroppo, a mio avviso, sempre più spesso i critici creano e distruggono artisti seguendo mode e tendenze solo per poter vendere meglio e con più continuità. Fare il critico é un mestiere, essere un artista no, quindi chi si affaccia nel complesso mondo delle sensibilità dovrebbe fare meno il critico ed essere più critico.

V: La bravura dei pittori si misura in base alle quotazioni di mercato?
H: Credo che l'Arte ed il mercato siano due cose completamente distinte e quasi antitetiche…quasi come pittura e quotazione.

V: Ma adesso sono curiosa di sapere qualcosa di te. C'è una colonna sonora particolare quando crei?
H: La musica, come le immagini, è stata sempre grande fonte di ispirazione, ed ha modificato nel corso degli anni la mia produzione; a volte ha influenzato il mio lavoro, altre è stato il mio lavoro a influenzare i miei gusti musicali. Per me è difficile ricordare un momento in cui lavoro privo di musica, mi reputo una persona aperta a tutto ciò che mi può far crescere culturalmente e quindi determinare singoli gruppi è molto difficile, resterebbero fuori cantanti e gruppi importantissimi per me. Ma, se dovessi citarne 5 (tra quelli maggiormente ascoltati nell'ultimo anno), sarebbero Swans, Death in June, Nick Cave, Fever Ray e Mogwai . Ma ripeto, è una lista ingiusta in quanto esclude tantissima musica, dalla classica fino al cantautorato italiano, dalla musica punk fino al metal più estremo.


V: Ed Il caso ha un ruolo o no nel tuo lavoro?
H: Nella ricerca di fonti d’ispirazione il caso spesso ha un forte ruolo, non amo limitarmi, tutto mi attrae e mi interessa; imbattermi in cose sempre nuove ed imprevedibili è una speranza quando faccio le mie ricerche. Per quanto riguarda il lavoro pratico, cerco di controllare il dipinto o il disegno ma a volte certe macchie sono proprio un caso.

V: C'è un'opera del passato in cui ti identifichi maggiormente?
H: Molte opere antiche hanno influito ed influiscono nel mio lavoro, ma se dovessi scegliere una sola opera carica di tutti i concetti che mi identificano e che mi interessano…ovvero desolazione, misticismo, natura, cultura popolare, antichità, morte, l'opera sarebbe "Cacciatori nella neve" di Pieter Bruegel il Vecchio.

V: A cosa serve l'arte secondo te ?
H: L'arte è quel bisogno universale che ha l'uomo di comunicare con i suoi simili, e di riuscire a trasmettere la sua piccola visione del mondo. L'arte è forse dunque una testimonianza, cronaca appassionata del nostro tempo, e quindi dovrebbe servire a porci delle domande, anche se un'opera non ci piace o ci disgusta o per noi non è arte è già entrata in noi, facendoci porre delle domande e quindi credo che sia sempre positiva come cosa; non c’è spazio per la passività.

V: L'arte contemporanea è....
H: Se guardo un'opera antica io che sono contemporaneo non do forse un’interpretazione contemporanea a qualcosa di antico, nel momento in cui la guardo la carico di tutta l'esperienza che ho, di tutto ciò che ho visto… Quindi forse tutta l'arte è contemporanea.

V: Il futuro...
H: Preferisco pensare al presente.



 Hernàn è nato a Buenos Aires, vive e lavora a Porto Recanati, Macerata.

mercoledì 16 gennaio 2013

Qui Roma. Scatti di Ivan Bianco.







Ciao, Valeria
Voglio darti una prospettiva diversa di roma
raccontando di luoghi ai più sconosciuti.

Dicembre 2012, domenica mattina, Parco del Monte Oppio, all'ombra del Colosseo, in pieno centro di Roma, 
in un campo di calcio di prima generazione (terra battuta) si svolgono delle partite straordinarie, persone provenienti da tutte le parti del mondo si riuniscono con una unica passione il pallone, in tutto questo bailamme assorda il silenzio che evoca la visione  di Lui,  il Portiere, l'ultimo baluardo della difesa, come si usa dire,   la sequenza fotografica potremmo chiamarla "La solitudine dei numeri Primi "  e un poesia scritta da Stefano Benni potrebbe fare da sottofondo. 
Ivan





LA SOLITUDINE DEL PORTIERE DI CALCIO

Era mia, mia, mia
l'ho gridato e non hai sentito
su di lui ti sei precipitato
'hai atterrato.
Solo davanti
a questa porta spalancata
mentre il centravanti mi guarda.
Solo quando c'è il rigore
vi ricordate di me,
del vostro portiere
ditemi perché.
Era fuori, fuori, fuori
il fallo era fuori dall'area
quel ******* d'arbitro è arrivato
ha fischiato.

Solo davanti a voi centomila
che ansiosi mi spiate.
Solo quando c'è il rigore
vi ricordate di me,
del vostro portiere
ditemi perché.
E dai tira, tira, tira
cosa aspetti a finirmi?
vedo il pallone calciato che arriva
come una locomotiva
e sono solo nel cielo
mentre volo incontro al tiro
e voi trattenere il respiro.

Solo quando c'è il rigore
vi ricordate di me, lo so
del vostro portiere
chissà se parerò.