venerdì 1 marzo 2013

Stefano Cumia



Valeria: Ho visto per la prima volta le tue opere a Milano, durante la tua personale presso la galleria Cannaviello, esattamente un anno fa. Sono stata subito rapita dal tuo mondo. Come nasce tutto questo universo?

Stefano: Da un uovo cosmico.
V: Quando hai capito che l’arte sarebbe stata la tua vita?
S:In prima media durante una lezione di educazione artistica  mi esplose in faccia un tubetto di tempera color verde Paolo Veronese, indossavo dei jeans di colore rosa quinacridone. Scortato in bagno da un bidello strofinai ostinatamente le macchie con un fazzoletto di carta zuppo d'acqua cercando inutilmente di darmi una ripulita ma ottenni come unico risultato di allargare ancora di più le chiazze di verde.  

V: C'è differenza nel tuo lavoro da quando vivi a Milano, o meglio l’ambiente più influenzare la creatività?
S: Più che altro si è trattato di applicare differenti dinamiche di approccio al lavoro, qualcosa di simile al "V.I.T.R.I.O.L.V.M. degli alchimisti"; ad ogni modo non escludo sia possibile conseguire a livello lavorativo una sorta di variazione fenotipica come per le giraffe e le falene vivendo per qualche tempo in una grande metropoli.


V: Sei mai stato stroncato dalla critica d’arte? Secondo te sono così influenti le recensioni?
S:Non ho un animo particolarmente sensibile e per quanto riguarda l'arte preferisco farmi sedurre dalle immagini. Dal momento che visitare una mostra non costa nulla mi influenzano maggiormente le recensioni sugli alberghi e i ristoranti.

V: Quando non dipingi che fai di solito?
S: Mi trastullo con La Trina (il mio gatto), pulisco i pennelli sporchi, preparo le tele, rispondo alle mail, cerco di ridurre di qualche grado l' entropia presente in studio, se ho fame mangio, se ho sonno dormo.


V: Due parole sullo stato dell’arte contemporanea in Italia?

S:In primavera ci sono fiori a centinaia, in autunno c'è la luna; in estate fresche brezze, in inverno la neve.

V: Non ci sono troppi artisti secondo te?
S:Immagino ci sia posto per tutti, ma penso anche che sussista una certa selezione sia naturale che artificiale.


V: Le tue tele raccontano mondi psichedelici che ricordano la cultura degli anni 70 , eppure tu sei come me, sei nato negli anni 80? Come mai sei così attratto da quel periodo?
S: Pur non negando un  relativo interesse per alcuni aspetti musicali, letterari, cinematografici e di pensiero legati alla controcultura di quel periodo vorrei precisare che il soggetto delle tele è e rimane più che altro un pretesto per la pittura.

V: Ha dei riti particolari quando dipingi? Orari particolari, musiche …
S: Quando posso preferisco dipingere al mattino, la musica è fondamentale, le sigarette anche.



V: Non è paraculaggine,ma trovo i tuoi lavori davvero potenti. Mi chiedo perché non sei famosissimo come meriteresti. Potrei anche non capire nulla io, ma se ti dico meritocrazia tu che mi dici?
S: perché non sono morto? 

V: La mostra più difficile che hai fatto? E quella che vorresti fare?
S: Quelle future.

V: Cosa non sopporti del mondo dell’arte.
S: I salatini.





Stefano Cumia, è nato nel 1980 a Palermo. Vive e lavora a Milano

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